Chi siamo

Ethnos in greco significa popolo, nazione. Per noi significa popoli, nazioni, storie da raccontare, viaggi da intraprendere, mondi e persone da scoprire e con cui comunicare. Così, dalla scelta del nome, si è avviato un percorso fatto di tanti film documentari, tante narrazioni e tante esperienze. Ogni documentario, ogni progetto realizzato è una trama a sé stante. Ci sono alcuni fili narrativi ricorrenti: acqua, donne, diritti, memoria, spiritualità, natura, differenze… sentieri che possono essere percorsi ripetutamente, anche in direzione contraria, imparando sempre qualcosa di nuovo.

Primo premio miglior documentario a "La sposa del Nord"

Raffinata la costruzione del racconto, evocativa e pregevole la fotografia, forte il legame di chi racconta con i paesaggi, le genti e le storie che a Tangeri hanno lasciato un'intima impronta. Lo Sguardo di Omero premia "La sposa del nord - Voci da Tangeri" per la capacità di costruire attraverso le immagini una poetica tessitura del racconto nel suo errare tra il sogno e la realtà, svelando le molteplici contraddizioni di una città in fermento: Tangeri.

Motivazione della Giuria
Lo Sguardo di Omero Film Festival

I volti degli operai

...Da una parte i volti degli operai, colti nell'istante in cui scoprono il suono del loro battito cardiaco, dall'altra il suggestivo intrecciarsi di voci e racconti, tutti tesi a comporre un variopinto tessuto vocale che si infiltra nelle silenziose geometrie dei capannoni, sino a rinvigorirne l'usata immobilità. E in questo scarto tra il ritmo degli accenti e la ferma quiete degli oggetti inquadrati, a emergere è soprattutto il sentore di una spazialità dal gusto metafisico, che vivifica corpi e architetture, prima arresi all'inerzia del declino. Con la complicità di una pulsante partitura vocale, l'occhio si scopre in grado di animare il mondo. Più che i singoli interventi degli artisti, più ancora del valore sociale di questo progetto di arte cittadina, a imprimersi nella mente - a visione ultimata - sono state le suggestioni dello sguardo, i ritmi di una visione che non è mai stabile, ma sempre precaria, coraggiosamente "in fieri".


Matteo Pernini
Ondacinema, a proposito di "Lavoro ad arte"

L'attualità di Ernesto Rossi

Inclusione, integrazione e condivisione, ideali che hanno sempre guidato Ernesto Rossi, troveranno maggiore concretezza e realizzazione tra i nostri ragazzi attraverso la diffusione di opere come questo documentario.

David Sassoli
Presidente del Parlamento europeo, a proposito di "Le parole di Ventotene"

Una Ventotene insolita

"La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa, e lo sarà". Il documentario è un invito ad avviarsi in questo cammino. E lo fa in modo convincente non solo per la storia che racconta, ma anche per i modi di rappresentarla attraverso numerose testimonianze, contenuti di repertorio audio e video, ma anche immagini suggestive di una Ventotene che non ha più il fascino sinistro degli anni del confino, oltre a tanti suoni: dal rumore del mare al cinguettio degli uccelli, alla bella musica di Paolo Fresu.

Andrea Fagioli
"Avvenire", a proposito di "Le parole di Ventotene"

Le sinfonie della città

A fine anni venti del secolo scorso furono create le “sinfonie della città” o “della vita quotidiana”. Guardando "Lavoro ad arte" viene in mente quel tipo di film, per cui si potrebbe parlare di una “sinfonia ad arte sul lavoro seriale”. Suoni e immagini sapientemente mixati ci conducono nel cuore del progetto realizzato a Pianoro: rumori sordi metallici, ritmi minimali emulati dal nastro portante della produzione ripetitiva, immagini generate dalla trama della memoria in cui  sono depositate le esperienze di un tempo che fu, accompagnano la vita pulsante, oggi, di tante persone in quel luogo, per affidarle a un tempo che sarà.


Elfi Reiter
"Il Manifesto", a proposito di "Lavoro ad arte"

Premio Visioni Ambientali a "Le acque di Chenini"

Il film si caratterizza per l’efficacia del soggetto trattato, che propone l’oasi quasi come metafora di un mondo armonico, in cui tutela dell’ambiente, attività umana, salvaguardia delle biodiversità (anche culturali) coesistono. Il film non si limita, pur nella denuncia forte e accorata di una situazione di progressivo degrado ambientale, a denunciare una prospettiva disperata o a lodare acriticamente tempi antichi, ma mostra le concrete possibilità che lo sviluppo culturale e la capacità di innovazione delle nuove generazioni offrono ad un sviluppo economico e ambientale sostenibile. Di particolare efficacia risulta la “straniante” voce fuori campo della narratrice, che evita sempre lo scadimento verso i più facili toni della denuncia catastrofistica.

Motivazione della Giuria
Visioni Italiane - Bologna

Premio speciale Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani

In un documentario indipendente, il racconto di un viaggio alla ricerca di una pace impossibile ma anche un film in cui una reporter, neanche trentenne, diventa testimone di un giornalismo che racconta come sia possibile, oggi, cercare risposte alla domanda universale di pace e libertà. Nel film, una ricerca coraggiosa, in questo caso nel territorio di una guerra fratricida come quella che divide l'Uganda, mentre nel mondo delle guerre editoriali la professione è sempre più 'appannata' da meccanismi, complicità e convenienze che rischiano di far dimenticare le ragioni di chi ancora considera il giornalismo un mestiere alla ricerca della verità.

Motivazione della Giuria
Sguardi Altrove Film festival

Una sinfonia di frammenti

...una sinfonia di frammenti, discontinua e bellissima, con alcune immagini capaci di scavare una nicchia nella memoria fino a non volersene più andare. Al di là delle ricostruzioni storiche e dei nodi emotivi, era da tempo che non vedevo una rappresentazione dell’acqua capace di restituire la forma viva e instabile del suo corpo ambiguo, fatto di riflessi, quasi una partitura di luci e ombre. Che l’acqua sia anche un fatto mentale lo penso sin da quando ho visto “Pioggia” di Ivens, trasmetterne la sensazione per immagini è, però, compito che richiede una sensibilità non comune...

Matteo Pernini
Ondacinema, a proposito di "Acqua chit ven"

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